
09 Apr Conosciamo i ragazzi del Servizio Civile: Mariacarmela Cilli
Terzo appuntamento con i ragazzi del Servizio Civile a La Zolla!
Questo mese si presenta e ci racconta di lei Mariacarmela Cilli, classe 1991, laureata in filologia moderna e impegnata alla scuola primaria nella sede di via Caccialepori.
Mariacarmela è una dei 7 ragazzi impegnati nel Servizio Civile Nazionale a La Zolla “Per educare ci vuole un villaggio” per l’anno scolastico 2018/2019.
Perché hai pensato all’esperienza servizio civile?
Ho pensato all’esperienza del servizio civile per rendermi utile alla comunità e, soprattutto, per poter entrare nel mondo della scuola e comprenderne le dinamiche.
Conoscevi La Zolla prima di venire a fare il servizio civile?
Non conoscevo La Zolla prima di intraprendere il servizio civile. Il nostro è stato un incontro fortuito: ho visitato il sito della scuola con l’intenzione di inviare una domanda di Messa a Disposizione per poter insegnare in qualità di supplente. In questa occasione mi sono accorta che la scuola offriva la possibilità di svolgere il servizio civile.
Perché hai deciso di fare il servizio civile a La Zolla?
Ho deciso di fare il servizio civile a La Zolla in quanto ho letto con attenzione il progetto proposto “Per educare ci vuole un villaggio” e mi è sembrato particolarmente interessante.
Ho sempre desiderato insegnare, infatti il mio sogno non è passato inosservato ai miei genitori che, quando ero bambina, mi hanno regalato il mitico banco-scuola provvisto di lavagna e gessetti colorati, e anche a mio fratello, il mio “primo alunno”.
Pertanto, svolgere il servizio civile a La Zolla mi avrebbe permesso di affrontare un vero e proprio tirocinio in classe: imparare a relazionarmi con gli alunni, con gli insegnanti, conoscere il grande lavoro e impegno necessari per preparare la lezione e apprendere tradizioni e leggende tipiche di Milano. Insomma, un arricchimento culturale a tutto tondo.
Cosa fai durante la giornata? Come vivi il tuo stare a scuola?
Svolgo il doposcuola nel pomeriggio, la mattina, invece, dopo il momento dell’accoglienza, affianco in classe i bambini con maggiori difficoltà. A volte, facciamo insieme attività che permettono loro di acquisire abilità e conoscenze secondo tempistiche e modalità a loro più congeniali. Vivo con passione, pazienza e impegno ogni giorno che trascorro a scuola, ma principalmente vivo con la consapevolezza che insegnare è un mestiere affascinante quanto tortuoso. Leggo la riconoscenza negli occhi di alcuni bimbi, inconsapevoli di insegnare tanto anche a me, e mi rattristo quando altri non vogliono ascoltare e così facendo non rispettano se stessi e chi li circonda. In questi casi penso che non ci si debba arrendere, un po’ come la goccia che scava la roccia.
Pensi che questa esperienza ti stia aiutando a capire cosa vuoi fare da grande? In che modo?
Questa esperienza sta confermando il mio voler diventare insegnante, in quanto sto vivendo appieno la giornata scolastica dall’altra parte della cattedra. Mi piace ascoltare le insegnanti e i bambini, guidarli se sono in difficoltà, rispondere alle loro domande e curiosità, per quanto mi sia possibile, e, soprattutto, notare le loro osservazioni e riflessioni su ciò che noi adulti, spesso, diamo per scontato. Per me insegnare significa anche imparare.
Riassumi La Zolla in una frase…
Contrariamente ad un noto aforisma, direi che sto diventando sempre più consapevole del fatto che insegnare non è più facile che educare poiché mentre insegno la mia personalità e il mio essere traspaiono. Per insegnare bisogna necessariamente essere. Un insegnante che sa, ma non è in grado di porgere il proprio sapere, come può educare (dal latino educere, portar fuori), cioè trarre qualcosa dai suoi alunni?