
25 Gen EPPURE RESTA CHE QUALCOSA È ACCADUTO
Un diluvio infinito di informazioni e di interpretazioni, tra mille conteggi e altrettante sospensioni, correndo da una videolezione a una coda in farmacia: è questo tutto quel che ci resta oggi della scuola?
Perché insomma ci affanniamo, cercando di districarci tra una norma e l’altra (o tra una quarantena e quella successiva), pur sapendo che tra infinite variabili e nuove varianti pianificare qualcosa sembra la più stravagante e temeraria delle operazioni?
Eppure, anche in un presente complicato e sfidante come è il nostro (e forse ancor di più proprio in quanto sfidante e complicato), seguita ostinatamente ad emergere la dimensione più straordinaria e decisiva dell’essere umano: quella dell’attesa.
Nel nostro desiderio di esserci, nell’urgenza di partecipare, nel bisogno imprescindibile di aderire a qualcosa di presente ora si manifesta pienamente tutto il nostro essere uomini e donne, e ragazzi e ragazze, e bambini e bambine adesso.
Perché con il nostro patrimonio di sconfinati desideri (e perché no, anche con tutte le nostre necessità che sono invece facilmente misurabili) noi siamo in gioco ora: e non c’è calcolo né distanza che possa davvero impedirci di attendere e di sperare.
Posso ben sbagliare un conteggio o essere imbrigliato da un numero, ma la mia attesa resta quella di un bene senza misura; posso ridurre o veder schermata (anche letteralmente) la mia esperienza sensibile, ma tanto le piccole quanto le grandi speranze che sostanziano la mia vita sanno sorvolare spazi e barriere.
E riconoscere questo non val già più di qualsivoglia restrizione? E scoprirci in questo davvero insieme non farà ancor più fiorire l’umanità di ciascuno?
“Eppure resta / che qualcosa è accaduto, forse un niente / che è tutto”: questo è quello che quest’anno vorrei con Montale continuare a ripetere e a ripetermi, anche al termine di ogni ora di lezione. Non facciamo diventare banale e scontato il meglio della nostra natura umana, quel meglio di cui la nostra scuola si pone e si porrà sempre al servizio.
Sarà un niente, sarà poca cosa per qualcuno, ma qui tutto si gioca: nella manina gialla di Teams, appena una manciata di pixel su uno schermo, c’è tutta la libertà di un bambino, di un ragazzo, che dicendo così “io ci sono”, e accogliendo al contempo quel che gli è dato da vivere, ha già vinto tutto: lontananze, lamentele, indifferenze.
Non smettiamo mai di stupircene, sempre vigili, sempre in attesa, sempre desiderosi di imparare.
Buon anno e buona scuola a tutti.
Daniele Gomarasca
coordinatore didattico Scuola La Zolla