Festa di inizio anno a Piazzale Brescia

Proprio perché l’inizio è per noi sempre una festa, anche quest’anno, qualche settimana dopo l’inizio delle lezioni, ci siamo ritrovati negli spazi della scuola, domenica 5 ottobre per un pomeriggio di giochi, merenda e incontro. Il motto scelto quest’anno è risultato calzante per chi avesse potuto godere di una vista dall’alto del cortile: “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”. E di villaggio si è trattato, con le bancarelle per decorare i cupcake, il caldarrostaio, gli stand di varie iniziative a sostegno di diverse realtà di bisogno e di proposte della scuola, il banchetto delle torte… Ma soprattutto nel villaggio ci sono le persone, di età diverse, dalla materna alle medie, e ancora gli insegnanti e i genitori e, perché no?, i nonni. Ciascuno, con il proprio impegno, con il proprio lavoro quotidiano, collabora all’avventura educativa propria e dell’altro e insieme tutti cresciamo.

FESTA della ZOLLA: il contributo di una mamma

Domenica 5 ottobre dalle 14:30 si è svolta la festa della Zolla –Polo Brescia. Il tema della festa era: “Per educare un bambino ci vuole un intero Villaggio”. Un successo di bambini e ragazzi dai 3 ai 13 anni impegnati in divertenti sfide di abilità, forza, velocità e ingegno grazie ai giochi organizzati da alcuni genitori. Svariati erano i banchetti delle varie Associazioni con particolari e fantasiosi indovinelli e giochi: “indovina quanto pesa questo salame??..quante caramelle contiene questo barattolo di vetro?”….vincere centrando con una pallina un vaso pieno d’acqua…e tanti altri divertenti giochi di abilità. Per i bambini della scuola dell’infanzia si è svolto uno spettacolo di giocolieri e clown e, quest’anno, una novità: abili pasticceri si sono dilettati ad insegnare ai più piccoli, con tanto di farina, mattarello e pasta di zucchero, deliziosi e originali muffins. Partecipatissima è stata la gara delle torte che doveva avere come tema “Il Villaggio”: è stata una vera sorpresa scoprire quanti numerosi abili pasticceri abitano nel Villaggio della Zolla. Tantissime le torte che hanno partecipato alla gara: creative e originali, colorate e piene di allegria, ricche di case, casette, chiese, campanili, scuole e bambini fatti di pan di spagna, biscotti, creme e cioccolato. E per rendere ancora più completa e allegra la festa, la banda “The UniversityofRock” si è esibita in danzanti e piacevoli musiche. Il pomeriggio si è poi concluso con La Santa Messa celebrata dal nostro parroco don Paolo.

La festa della Zolla mi ha suggerito alcune riflessioni sul ruolo della famiglia che continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solida. Penso che la famiglia debba esser intesa in senso più allargato, cioè non limitata alla stretta cerchia dei parenti ma bensì comprendente tutta la comunità in cui vivono tutti i giorni in nostri ragazzi. Nella comunità con la musica e i giochi si trasmette l’insegnamento evangelico dell’amare il prossimo come se stessi e soprattutto si vivono insieme i problemi che in questo momento le famiglie stanno soffrendo. Penso quindi che in questo senso la festa ha colto l’obiettivo. Da ripetere spesso!

Daniela

Gli occhi di Caterina. E di Simone. E la bellezza di un villaggio: contributo di Fausto Leali

“Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio! Insieme! Per educare un figlio ci vuole un villaggio! E pensate a questo”
(papa Francesco, piazza San Pietro, 10 maggio 2014, incontro con il mondo della scuola italiana)

Gli occhi di Caterina corrono su e giù per l’oratorio. Sfrecciano da un angolo all’altro, inseguono ogni cosa con curiosità e stupore. Dall’alto delle spalle del papà, sanno cogliere il particolare di ogni istante, quel frammento nel quale è sempre contenuto il tutto. Gli occhi di Caterina ogni tanto incrociano quelli di Simone. Occhi diversi, eppure con lo stesso sguardo. Quello che racconta del desiderio di Amore e Bellezza scolpito da sempre nel loro cuore.

Gli occhi di Simone e Caterina sono occhi felici. E ne incrociano tanti altri. Piccoli come loro, oppure grandi. Gli occhi dei loro fratelli e sorelle e dei loro amici. Quelli delle mamme e dei papà. Degli insegnanti e delle direttrici. In questa domenica pomeriggio di ottobre che il sole splende sull’oratorio e c’è voglia di far festa per iniziare ancora una volta un anno nuovo a scuola. Oggi a San Protaso c’è la festa della Zolla e il tema della giornata ce l’ha regalato addirittura il Papa. Ha detto a tutti che per educare un bambino ci vuole un villaggio e noi sapevamo che è vero, anche se avevamo bisogno di qualcuno che ce lo sapesse spiegare bene. Sapevamo che è vero, perché ne abbiamo fatto esperienza, in questo cammino condiviso tra ragazzi, genitori ed insegnanti che questa scuola, che ha al centro la persona, svolge con pazienza e costanza da così tanti anni. Esperienza che facciamo nella quotidianità di ogni giorno e che continuiamo a fare anche adesso, sia che si partecipi ai giochi organizzati per i ragazzi di elementari e medie, o che si lancino palline allo stand del tiro ai barattoli; o mentre si ascolta la testimonianza della famiglia di Andrea Franchi, giù al salone della scuola materna.

Rapisco Caterina dalle spalle del papà e me la porto a spasso per un po’. Ballo con lei, mentre la band “University of rock” sta cominciando a far divertire i presenti da un palco improvvisato sul campo di basket. Andiamo a raggiungere i bambini della scuola materna, seduti per terra vicino ai loro insegnanti, a guardare cosa sta facendo Giovanni, il figlio dei miei amici Rossana e Mauro, che si è fatto così grande, ormai; cammina sui trampoli, sotto lo sguardo divertito di grandi e piccini, ed insieme ad un suo amico fa uno spettacolo di clown, che neanche fosse un figlio degli Orfei. Mi viene un po’ di nostalgia, mentre penso ai miei figli grandi liceali e intanto volgo lo sguardo più in là, dove Andrea, il più piccolo, partecipa ai giochi delle medie. E intanto attendo con ansia la premiazione della gara delle torte, perché è già ora di merenda ed anche per un uomo che porta scritto “capelli brizzolati” sulla carta d’identità, una fetta di dolce a metà pomeriggio mantiene ancora il suo bel perché.

Mi accorgo che gli occhi di Caterina e quelli di Simone, in fondo, sono come i miei. O forse, piuttosto, come quelli che vorrei. Occhi che non hanno paura a lasciarsi educare, a fidarsi di una compagnia guidata. Occhi vecchi che, troppo spesso, pretendono di voler fare da sé, di sapere cosa è bene e male, invece che affidarsi e lasciarsi andare, sul cammino di un Altro che ha posto dimora tra coloro che sono uniti nel Suo nome. Quegli occhi, alla fine della santa Messa che conclude la festa della scuola, sono finalmente capaci di lasciar scorrere anche una lacrima, giù fino alle labbra che hanno riso e scherzato tutto il giorno. Perché hanno riscoperto, una volta di più, la bellezza di una comunità, che non smette mai di avere a cuore il loro cammino. E quando, alla sera, stanno per socchiudersi, stanchi e felici, si concentrano per un ultimo istante sulle parole di Gaetano, un amico partito troppo presto per il cielo, e che sempre sanno commuovere il loro cuore: “vi auguro di non perdere il desiderio e soprattutto di desiderare di essere felici”. Insieme agli occhi di Caterina e di Simone, anche quegli occhi sembrano aver trovato la risposta al quel loro desiderio così profondo. Immersi dentro un villaggio che oggi ha fatto festa e che si chiama scuola, ma che ha dentro la vita. La vita tutta intera.