13 Apr Gaudì nei temi dei ragazzi di terza media
Faccia a faccia con la bellezza: ecco come i nostri studenti raccontano la visita alla Sagrada Familia di Barcellona nel compito in classe di italiano.
Arriva a tutti, almeno una volta nella vita, quel momento in cui rimani senza parole: quando, dopo aver attraversato un piccolo parco, arrivi davanti alla famosissima chiesa della Sagrada Familia ti travolge la grandezza e l’incommensurabile bellezza di qualcosa che non sembra neanche di questo mondo. Con una tale immensità Gaudì ci costringe a porci una semplice domanda: ¿cuál es la verdad? […]
Otto torri di un’altezza spropositata stavano impettite di fronte alla mia minuscola persona. [matteo]
Tutte le opere di Gaudì sono caratterizzate da fattori comuni che le rendono moderne ed originali. Il primo è il riferimento alla natura, si potrebbe addirittura scrivere un libro sul portale d’ingresso della Facciata della Natività ricco di foglie, insetti e altri animali e sul suo interno che si presenta come un fitto bosco di colonne che si ramificano fino al soffitto.
Il secondo fattore è la luce, che Gaudì indirizza in modo semplicemente perfetto: utilizzando le colonne come forza portante non ha più bisogno di muri spessi che sostengano il peso della cattedrale e può sbizzarrirsi con le vetrate […]. Se ne possono vedere di svariati colori che filtrano la luce con mille sfumature diverse, rendendo così l’interno della Sagrada Familia uno spettacolo di indicibile bellezza.
La facciata della Natività è articolata in tre portali. Quello centrale, della Carità, è dedicato a Cristo: un grande Presepe che si sviluppa in verticale. L’artista ha sconfitto la durezza della pietra rendendo le sue figure così reali che sembrano capaci di movimento.
La facciata della Passione, realizzata successivamente, si presenta con forme spigolose che rispecchiano la volontà di Gaudì che fosse “dura, spoglia, fatta come l’osso”. [giulia]
La differenza tra la facciata della Passione e quella della Natività è che nella prima è come se vi fosse rappresentato un mare dalle acque calme e placide; nella seconda invece le sue acque s’increspano creando onde e spruzzi irregolari. Utilizzo il paragone del mare perché Gaudì ne era affascinato e basava su questo elemento della natura la maggior parte delle sue opere.
La più simbolica tra le figure scolpite è quella che rappresenta il soldato che trafigge Gesù in croce, che qui invece trapassa con la sua lancia la facciata stessa della chiesa ad indicare che Gesù è la Chiesa stessa. [matteo]
Gaudì non voleva rendere gloria a se stesso ma a Dio, a ciò per cui viveva, così come ci ha testimoniato Almuzara: “Bisogna guardare non Gaudì ma dove lui guarda”.
Davanti ad una bellezza così vera e profonda, così imponente, anche l’ultimo degli uomini può rendersi conto che quell’immensità è per lui ed è costretto a guardare l’altro, la libertà lo strappa da sé. [giulia]
Quando il papa Benedetto XVI trovandosi di fronte alla chiesa disse che la Bellezza era per tutti ed è necessaria, aveva ragione!” [matteo]
“L’uomo si muove in un mondo a due dimensioni e gli angeli in un mondo tridimensionale. A volte dopo molti sacrifici, dopo un dolore prolungato e lacerante, l’architetto arriva a vedere per alcuni istanti la tridimensionalità degli angeli. L’architettura che nasce da questa ispirazione produce frutti che saziano generazioni” [Antoni Gaudì]
In un primo momento non avevo ben capito cosa fossero la bidimensionalità in cui spesso vive l’uomo e la tridimensionalità che riescono a raggiungere gli angeli e che l’uomo fa fatica a comprendere.
A poco a poco ho iniziato anche io, come dice Gaudì, a muovermi in un mondo tridimensionale, sensazione che ha raggiunto l’apice quando sono salita su una delle torri della cattedrale. Da quella straordinaria altezza il mio punto di vista sulla chiesa era cambiato nuovamente e ho potuto osservare ancora più nel dettaglio lo stile della costruzione con le sue torri affusolate e appuntite che terminano con composizioni di frutta o piante; infatti Gaudì si è sempre ispirato alla natura ma non con l’obiettivo di progettare qualcosa di mai visto prima, bensì di esaltare ciò che Dio ha creato in un modo moderno e straordinario.
Ho capito quindi che la tridimensionalità di cui parla Gaudì consiste nell’osservare e riconoscere tutto ciò che è bello, perché, come egli stesso ci ricorda ”non esiste niente che sia spazzatura” e nell’andare a fondo di ciò che si vede solo superficialmente. La tridimensionalità che vuole farci raggiungere Gaudì “sazia” veramente la sete dell’uomo di ogni tempo. […]
Il nuovo modo di guardare la realtà, di commuovermi e di immergermi in essa che mi ha insegnato Gaudì in questi giorni mi accompagnerà di certo nelle mie future scoperte. [francesca]