I genitori della scuola dell’infanzia dialogano sul tema delle Regole Educative

20 Feb I genitori della scuola dell’infanzia dialogano sul tema delle Regole Educative

Bell’incontro quello che si è svolto settimana scorsa con Michele Augurio, responsabile dello “Spazio Ascolto Famiglia” di Anpil. Un dialogo intorno al tema delle “Regole Educative” con una sessantina di genitori della scuola dell’Infanzia di Piazzale Brescia.

Un incontro nato dal desiderio che la nostra scuola sia sempre più un luogo di incontro e confronto, un luogo dove camminare insieme e condividere l’avventura educativa.

Gli spunti sono stati tanti e hanno suscitato tante domande; non un prontuario ma una provocazione con cui tornare a casa e guardare alla propria casa e al proprio quotidiano. Perché le regole sono innanzitutto un cammino che non può essere spiegato ma va prima di tutto vissuto.

Arianna, mamma di Ambrogio, racconta così le sue prime impressioni:

“Tra i tanti spunti emersi, mi preme sottolinearne due. La svolta di concepire le regole in modo impersonale (impersonale, che a mio avviso non va assolutamente vestito con accezione negativa: spersonalizzare, sminuire il bambino, il singolo, l’io, l’individuo… ma impersonale nel senso di utilizzo del verbo impersonale come da grammatica italiana): che grande sollievo da devi andare a letto alle 20 a si va a letto alle 20. Sollievo del bambino che non riceve un ordine, non viene usato l’imperativo e sollievo per noi genitori – anzi per me, non voglio generalizzare ad altri -, che non mi ingabbio nell’ordine, non soffoco con l’ordine e non soccombo di fronte all’ordine che non viene eseguito, ma pongo e propongo le basi per costruire insieme ai miei figli.

Credo che questa apparentemente piccola sfumatura rientri in quel concetto iniziale menzionato da Michele Augurio, essere genitori / vivere oltre la morte, costruire qualcosa che vada oltre la morte. Dare delle regole che non siano imposizioni, fa in modo che esse diventino mattoncini per costruire “case”, soggetti diversi, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità, date dalle combinazioni degli individui coinvolti.

Questo passaggio dalle regole impersonali alla valorizzazione della diversità del singolo (che non è data da regole personali pensate ad hoc per il soggetto, ma appunto dal soggetto stesso che interagisce con le regole) lo custodisco come un auto augurio, un memorandum che vorrei farmi quotidianamente, contro la facile adesione all’omologazione in cui spesso cado.

Dal Simposio di Platone – (parlandone con mio marito Andrea, molto più colto di me, mi ha segnalato questo estratto, parecchio inerente a mio avviso)

La natura mortale cerca per quanto le è possibile di essere sempre e di essere immortale. Ma può farlo solo in questo modo, attraverso la procreazione, perché lascia sempre dietro di sé, al posto vecchio, qualcos’altro di nuovo. 

In effetti, anche nel tempo in cui ogni singolo vivente vive e si dice che sia lo stesso – per esempio si dice che è la stessa persona che dalla fanciullezza arriva alla vecchiaia -, questi, in realtà -, non mantiene mai in se stesso le medesime cose, eppure è considerato identico, ma sempre diventa nuovo […] E questo è il modo in cui si salva tutto ciò che è mortale: non rimanendo completamente identico, come il divino, ma perché ciò che si ritira e invecchia lascia dietro di sé qualcos’altro di giovane, simile a come esso era. Attraverso questo artificio, Socrate, – continuò -, il mortale partecipa dell’immortalità, sia quanto il copro sia quanto a tutti gli altri aspetti. Non meravigliarti , allora, se ogni essere onora, per natura, il proprio germoglio: infatti è per l’immortalità che ognuno è preso da questa cura e questo eros.”

Il dialogo continua…