La nuova scuola secondaria di Piazzale Brescia

C’è aria di novità in giro: ecco, non ve ne accorgete?

La potenza dell’avverbio “ecco”, che richiama l’attenzione di chiunque, pur distratto che sia, introduce bene la sorpresa, lo stupore, la gratitudine che sgorgano di fronte a fatti che, quasi inaspettati, accadono e sembrano dire: “Ecco, quello che cerchi c’è!”

È stato così il 10 settembre quando, nella mitica sede di Via Tranchedini, i primi 23 alunni, a cui ben presto se ne sono aggiunti altri due, hanno inaugurato la Scuola Secondaria di Primo Grado della Cooperativa La Zolla. Lo splendido giardino e il pallone, diventati immancabili compagni, hanno da subito catturato l’interesse di tutti e l’estraneità e le inevitabili differenze delle scuole di provenienza sono presto diventate gli attrezzi indispensabili per attaccare la parete che porta alla cima.

Presentando a giugno la scuola ai pionieri con cui avrei intrapreso questa avventura non ho potuto fare a meno di invitarli ad un cammino: alunni e insegnanti, insieme, lungo un sentiero di montagna che a poco a poco, nella fatica ma anche nella gioia della salita, svelerà nuovi e ricchi scorci di paesaggio; come su un sentiero di montagna ci sarà chi cadrà e verrà aiutato, chi aiuterà, affiancando il suo passo al passo del compagno; sempre certi però della promessa che chi ha già percorso la strada e torna a ripercorrerla assicura: arrivati in cima la vista sarà bellissima, e il luogo stesso sarà “spettacolo da ogni parte”.

“Il desiderio della meta ci mette insieme in cammino, allora ogni passo diventa importante e significativo”: è questo ciò che guida il lavoro dell’anno.

Il cammino è interessante per gli incontri che si fanno. Studiare è sempre incontrare: qualcuno, qualcosa, pezzi della realtà. Proprio per questo, dopo due settimane dall’inizio della scuola, siamo andati, con i compagni della sede di Via Carcano, a Vigoleno, un piccolo borgo medioevale del piacentino. Osservando le pietre, gli edifici, le scelte architettoniche, urbanistiche e artistiche degli uomini di quel particolare periodo siamo stati introdotti allo studio della storia e della cultura che sono alle radici del nostro oggi.

Insieme alla storia e all’arte, ogni disciplina concorre ad introdurre alla conoscenza totale di ciò che c’è ed è incontrabile: è l’imponenza della realtà che apre alla domanda e quindi alla conoscenza, passo dopo passo.

All’inizio di novembre un fatto eccezionale si è imposto: la mamma Lela è andata in paradiso! E proprio come quando si sale in montagna, il cammino è ben segnato e il passo si adegua alla morfologia del terreno; occorre guardare bene ciò che c’è. Arrivati a scuola dopo la sua partenza è stato semplice domandarci cosa avessimo visto in quei giorni. A poco a poco il velo delle lacrime si è aperto per mostrare una bellezza fatta di canti, di gente, di incontri, persino di pasticcini perché gli amici che erano andati a visitare la mamma alla camera mortuaria non avevano tralasciato di portare, come di consueto facevano prima, i dolci per festeggiare insieme. Anche di fronte ai miei occhi si è imposta un’evidenza: “Lela non è sparita, è qui con noi”. Ho intravisto una sedia vuota accanto a noi: “È accanto a noi”. La presenza è stata così reale agli occhi di tutti che quando è entrata per dare un avviso Silvana, la nostra segretaria, e ha tentato di sedersi sulla sedia che avevo appena indicato, “Nooo, lì c’è Lela”, hanno esclamato i ragazzi, e così quella sedia è diventata l’imponente segno di una presenza che oltrepassa l’apparenza.

Tutto concorre al bene, anche quello che sembra una contraddizione, perché se Dio lo permette significa che è ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscerLo. È per questo che san Benedetto e i suoi amici -studiati in storia- di fronte alle invasioni barbariche non scappavano; così, a poco a poco, proprio là dove si credeva impossibile una convivenza, una collaborazione, una pace, è nata invece una nuova generazione di cui noi oggi facciamo parte.

La diversità non è un ostacolo ma un nuovo appiglio per il cammino. Si è visto bene in questi mesi, durante le ore di musica, dove le abilità di ciascuno hanno permesso la formazione di un’orchestra che ha accompagnato i canti natalizi, esprimendo “un cuor solo e un’anima sola”! Che stupore vedere ragazzi spesso esageratamente impetuosi ed esagitati farsi un corpo solo e un’anima sola al cenno del maestro d’orchestra, la nostra professoressa Lazzaroni, coadiuvata dal professor Fusar della sede di Carcano.

Durante la festa di Natale con le famiglie, poi, è stato semplice presentare non un pensiero, ma un tratto di cammino fatto insieme. Quel Verbo, fatto carne, avevamo iniziato a scoprirlo in grammatica riconoscendolo come il vertice sintattico della frase, senza di cui non potrebbe esserci comunicazione, cioè condivisione di sé con l’altro, come ben abbiamo visto studiando il Canto delle creature di San Francesco per il quale ogni cosa porta di Lui significazione.

Ma quello che è accaduto più di 2000 anni fa nella grotta di Betlemme è riaccaduto lungo la storia, come abbiamo visto incontrando San Benedetto e San Francesco; non solo è riaccaduto, ma riaccade, ed è ciò che è anche all’origine della Zolla, come abbiamo visto ripercorrendo il video del quarantennale. Ed è ancora questo stesso Verbo che ha dato avvio all’avventura di cui noi siamo diretti protagonisti.

Per questo i personaggi del presepe eravamo proprio noi stessi, davanti alla Sacra Famiglia che campeggiava al centro, mentre sullo sfondo il professor Cestaro aveva dipinto la facciata della scuola di Tranchedini. Accanto a Maria, Giuseppe e Gesù bambino, nel presepe, due sedie ben posizionate: i ragazzi non hanno potuto dimenticare anche la mamma Francesca che l’anno scorso era andata a preparare un posto per Lela.

E adesso, dopo le vacanze di Natale, un nuovo taglio del nastro: i pionieri si sono finalmente insediati nella sede definitiva di Via Caccialepori, dove i nostri amici più piccoli, dell’Infanzia e della Primaria già ci aspettavano da tempo.

Dice un antico proverbio: “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Il cammino è iniziato ben spedito, la meta si è fatta più volte intravedere e ad ogni svolta non termina di sorprenderci con la sua imponenza.