Il laboratorio artistico del Duomo

15 Dic Il laboratorio artistico del Duomo

Il 22 settembre scorso le classi quinte del Polo Via Carcano hanno preso il tram e si sono recate in visita al meraviglioso Duomo di Milano. L’uscita didattica, incoraggiata dal sole e da un “ciel di Lombardia” degno di Manzoni, si è svolta in due momenti: la scoperta dell’interno della cattedrale (muniti di radiolina) e la visita al “prato fiorito”, ovvero alle terrazze panoramiche sul tetto. L’intensità di esperienza, durante la quale si è imparato molto riguardo alla storia e all’arte del Duomo, non poteva che confluire nel laboratorio di educazione all’immagine, un momento privilegiato per comprendere e apprezzare le opere d’arte.
Con l’insegnante ci si è soffermati su numerosi aspetti storici, architettonici e decorativi, abbracciando il carattere di varietà e molteplicità del Duomo. In questa chiesa ogni particolare è unico e ha una storia da raccontare. Si è spiegato ai bambini quanto l’intervento dei milanesi sia stato decisivo al sostentamento della Veneranda Fabbrica del Duomo. Centinaia di artisti e artigiani hanno preso parte alla costruzione, regalando spesso il proprio tempo e la propria esperienza. 

I peducci, le guglie, il Sacro Chiodo, la Madonnina: ogni dettaglio in questa cattedrale è voluto e curato nella sua unicità.

Il fine del laboratorio era la costruzione di un plastico che riproducesse il Duomo stesso, dove l’alunno era invitato a immedesimarsi nella figura del costruttore di cattedrali. Il primo step era la riproposizione della pianta: un puzzle di forme geometriche che scandivano le navate, il transetto, l’altare e l’abside. Con la tecnica origami si sono poi costruiti i finti blocchi di marmo, recanti la storica scritta A.U.F. (ad usum fabricae). I pilastri, adornati dai capitelli con i santi, sono stati costruiti con dei vecchi rotoli di carta igienica dipinti di grigio scuro sfumato (come a rendere il fumo delle candele che regolarmente sporca il marmo bianco di Candoglia). L’esterno doveva essere tutto decorato: le guglie erano state preparate a casa con la storia del proprio santo (ogni bambino poteva fare una ricerca e rappresentare sulle balaustre un aneddoto agiografico). Le vetrate erano un collage di veline; i particolari più nascosti, invece, erano resi da piccoli tondi figurati, uno per ogni “operaio del cantiere”. Una bambina di 5^C, nel suo tondo, ha rappresentato un muffin – dicono sia una brava cuoca -, un altro ha scelto il pallone da calcio; come a dire: il mio talento è qui, a servire un’opera.

Miriam Laffranchi – insegnante di arte e immagine