
15 Mar Le mani in pasta
Non è una mattinata come le altre, nelle seconde della primaria di via Carcano. C’è un’attesa speciale. E infatti arrivano Claudia e Rachel, due mamme, con una scatola piena di misteriosissimi ingredienti: che parolona! Poi piano piano si capisce: farina, zucchero, olio… Cominciano a fioccare le domande: che cos’è quel cubetto strano? Il potente lievito, la chiave di tutto. Perché ci sono quattro farine diverse? Perché vengono da varie piante, quella gialla dal mais, le altre dal grano, e queste sono state macinate in modi differenti, così si possono fare tante cose.
Un po’ d’acqua, ed è arrivato il momento di mettersi all’opera, seguendo meticolosamente una ricetta (eh sì, non si possono fare le cose a caso. Ma che cosa sono quei… grammi? Etti? Abbiate pazienza ragazzi, li incontreremo. E si accende una curiosità). Che soddisfazione vedere gli ingredienti che, grazie al lavoro delle nostre mani, si mescolano, cambiano aspetto, diventano qualche cosa d’altro da quel che erano: una massa liscia e compatta.
Ora è il tempo dell’attesa. La massa è sul calorifero, perché il lievito possa fare meglio il suo lavoro. Maestra, ma quanto ci vuole? L’impazienza dilaga…
Finalmente, la pasta è pronta. Si può lavorarla, dividerla in tanti pezzi, dar loro forme bizzarre. Poi, nel forno. Che profumo comincia a spandersi per l’aula…
Finalmente, il pane esce. Dorato, croccante, fragrante… Lo mangiamo subito? No, un po’ di pazienza ancora, deve raffreddarsi; e poi, non volete portarlo a casa a farlo assaggiare? Il sì è corale. A fine giornata, ognuno ha in cartella il suo pacchettino, col pane e i biscotti che lo hanno seguito. A casa, che festa poter offrire il frutto del lavoro delle proprie mani! Così buono, che il povero Filippo è rimasto senza: gli hanno mangiato tutto mamma, papà e fratelli…
E serve anche per una riflessione sulla lingua: quanti aggettivi abbiamo adoperato per descrivere il pane? Fragrante, buono, lucido, dorato, croccante, bruciacchiato, saporito, profumato, morbido, gonfio, compatto, rotondo, abbrustolito, marroncino… mamma mia, quante parole per una cosa sola!
Ma non è finita qui…
Making bread with the little red hen…
Dopo aver scoperto le varie fasi della trasformazione dal grano al pane, la maestra di inglese ha raccontato ai bambini di seconda la storia di The little red hen: le avventure di una gallinella rossa, anche lei intenta con l’attività della panificazione. Così i bambini hanno imparato a nominare i passaggi che portano dal seme al pane anche in inglese. E che bello poi leggere a voce alta le sequenze della storia e rappresentare le scene principali…
Well done, seconde!