Orfea, la cipolla e il cristianesimo

17 Mag Orfea, la cipolla e il cristianesimo

“Questo è uno spettacolo a cipolla”.
Con queste parole, al termine della sua straordinaria performance, Margherita Antonelli ha invogliato una platea grata e commossa ad intraprendere una sorta di operazione di scavo all’interno del suo monologo, in cerca di uno strato nel quale sentirsi pienamente accolti e rappresentati.
Perché così è il fatto cristiano, come Orfea, vicina di casa della Santa (e umanamente strana) Famiglia, ce lo ha raccontato e fatto (ri)vivere, dall’annuncio a Maria fino alla morte e Resurrezione di Gesù: è il fatto per eccellenza “comico” dell’intera storia umana (così i teorici della letteratura lo definirebbero), perché ci racconta di un Dio “nascosto nella polvere”, per dirla con Manzoni, rivestito per amore della polvere che siamo.
Un fatto comico. Ne sapeva qualcosa Dante, che chiamò “Commedia” il suo viaggio in cerca di Dio.
Un viaggio, come è stato anche quello di Orfea-Margherita, in cerca di quel Dio fatto uomo, quel Dio che ha guardato ogni uomo, nessuno escluso, e per questo “riguarda” ogni uomo, anche noi adesso, a vario titolo e allo stesso tempo a titolo personalissimo, ciascuno con il suo ruolo, con le sue possibilità, in quel frammento di tempo e di spazio che è donato a ciascuno di vivere.
Certamente il nostro sguardo, al pari della nostra umanità, è più o meno misero, e persino lo sguardo poetico, nel momento in cui ardisca approssimarsi all’eterno, può apparire tanto temerario quanto limitato. Come pure la parola, che della letteratura e tanto più del teatro è l’anima.
Certamente. Ma come scrisse Flannery O’ Connor, se “il poeta è cieco per tradizione, […] il poeta cristiano, e anche il cantastorie, è come il cieco toccato da Cristo”.
Toccato a tal punto, che sembrava anche a noi di vederlo sulle assi consumate del nostro caro teatro, proprio lì, nella nostra cara scuola. Lì, quel Gesù, a tracciare segni sulla sabbia vicino all’adultera, o abbracciato dal Battista, o difeso dal bodyguard Pietro.
E giureremmo anche di essere stati visti da lui. Ciascuno di noi. Proprio lì. Ciascuno nella sua umanità. Nella superficie o nel fondo del suo strato.
Daniele Gomarasca
Coordinatore didattico
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