
10 Set Ripartire a distanza per imparare a contemplare tutto e tutti
Benvenuti! Oggi inizia il secondo tempo della più bella delle partite. Sappiamo bene come la fine del primo tempo sia stata fischiata lo scorso anno con diversi minuti di anticipo, e come l’intervallo sia durato molto più del solito. Certo, è stato un tempo indubbiamente ricco questo lungo intermezzo, sicuramente è stata preziosa la didattica a distanza, e vi ringraziamo per la passione che avete messo nello studio davanti a uno schermo; ma ora non vediamo l’ora di scendere nuovamente in campo insieme a voi.
Siamo qui, finalmente insieme, felici di rimetterci totalmente in gioco. Pensate che per gli antichi romani la parola “gioco” e la parola “scuola” coincidevano! E anche per noi la scuola è il luogo degli uomini e delle donne liberi, uomini e donne che, liberamente, sostenendosi l’un l’altro, scelgono di mettersi in gioco insieme in cerca del vero.
Ma qualcosa oggi è cambiato, ce ne accorgiamo subito; del resto anche alla ripresa del campionato di calcio ci sono state nuove regole… per esempio si potevano fare cinque sostituzioni invece delle solite tre. Qualcosa è cambiato anche per noi: siamo più grandi, più intelligenti, più belli dentro e fuori, eppure possiamo vederci ora solo negli occhi – che è già tantissimo! – mentre la maggior parte del nostro volto resta coperto dalle mascherine. E quanto ci piacerebbe vedere come siamo cambiati, come siamo cresciuti, quanto ci piacerebbe vedere per intero i tanti nuovi compagni!
E poi c’è la questione della distanza… entreremo a breve in classe e nessuno ad esempio avrà quella figura così bella che è il compagno di banco: infatti siamo tutti distanziati nel nostro banco singolo. E quanto ci metteremo a conoscere i primini! Di solito al primo intervallo ci si accalcava per incontrarli, per presentarsi… ma ora ci sono nuove regole.
Bene: queste regole, che ora sembrano solo una limitazione e senza dubbio ci limitano, che certamente servono per proteggerci l’un l’altro e perciò sono importantissime e vanno rispettate, queste regole possono essere anche un modo per imparare a guardare le cose in modo più vero. Questa è la scommessa, anzi di più, è la promessa che oggi ci facciamo: che le tante novità di oggi non siano contro di noi, ma “per” noi.
Per questo desidero insegnarvi una parola, anche se ultimamente è un po’ caduta in disgrazia: il verbo “contemplare”, che è la capacità di guardare ogni cosa in cerca del suo valore, quella capacità a cui vorrei ci educassimo insieme quest’anno, che vorrei ci regalassimo l’un l’altro.
Il verbo ha dentro la parola “templum”, che per gli antichi indovini era quella porzione di cielo che essi guardavano con la massima attenzione, per scorgervi dentro un segno, una promessa, una profezia ancora ignota. Con il loro bastone ricurvo, alla giusta distanza, si disponevano in paziente attesa di un mistero che si potesse svelare e fissavano, contemplavano il cielo.
Ma sono infinite le cose che si possono contemplare! Questa estate ad esempio, l’ultimo giorno di vacanza sono stato con la mia famiglia in una delle spiagge più belle della Sardegna. E mentre tutti erano lì sui loro lettini, sono entrato in acqua da solo – e lì se vuoi vedere qualcosa della maschera non puoi fare a meno – e dopo appena tre bracciate ho visto una murena lunga più di un metro, un serpentone nero chiazzato d’oro, che scivolava maestoso sugli scogli. Lì ho imparato anche cosa vuol dire la distanza! Non è solo il timore dell’altro – la murena non è uno squalo bianco per carità, ma è meglio non andare ad accarezzarla, non avvinghiarsi a lei… Ma non era solo la paura che mi teneva indietro! Era la voglia di guardarla tutta, di guardarla così com’era, senza interferire, senza disturbare, osservandola in tutta la sua magnificenza, con rispetto, oso dire con riverenza.
Ma questo è ancora più vero per ciascuno di noi! Che bello scoprire che anche dentro di me c’è un frammento di cielo, una cornice di cielo misteriosa, inviolabile, infinitamente preziosa e infinitamente più grande di tutti i nostri piccoli o grandi errori. Che bello scoprire che dentro ciascuno di noi c’è un bene inviolabile e infinito, una bellezza tutta da scoprire!
Che meraviglia allora potersi guardare così l’un l’altro! Senza giudicarsi (e magari scartarsi) in base alla pura superficie, dalla prima apparenza. Che bello scoprire a poco a poco che, come il volto del mio compagno è ora coperto, misterioso, e lo si può scoprire un pezzettino alla volta, giorno per giorno, così a poco a poco, mettendomi alla giusta distanza, posso scoprire anche quel frammento di cielo infinito che c’è in lui, quel bene indispensabile e incancellabile che è l’altro per me. Lo posso scoprire, lo voglio scoprire anche nei miei insegnanti, nelle tantissime cose che impareremo quest’anno, in ogni incontro, in ogni ora di lezione. In ogni istante c’è un bene infinito che mi attende, che è fatto come dono per me.
Per noi la scuola media è questo: imparare insieme a guardare veramente, in cerca del fondo vero delle cose, di me stesso e degli altri. In cerca di quella strada bella lungo la quale la mia persona cresce e si accresce. E guarda veramente solo chi, intuito quel fondo misterioso presente in ogni cosa, impara ad averne cura, a custodirlo, ad alimentarlo, a donarlo. Questo è l’augurio che ci facciamo quest’anno: impariamo a contemplare ogni cosa! Buon anno e buon cammino a tutti!