
08 Mar Rischi e prospettive della didattica online al tempo del Coronavirus
A una settimana dall’inizio di questa novità didattica penso sia importante tirare un po’ le somme:
Partiamo da un dato: le scuole in Italia non sono mai state chiuse dalla seconda guerra mondiale. Stiamo vivendo un momento storico, che ci piaccia o meno.
Penso sia un’occasione preziosa per riflettere sul valore della scuola, della didattica, delle relazioni, tra noi adulti ma anche con i ragazzi.
Ecco quindi quelli che penso essere un rischio e una prospettiva.
Il rischio
Attualmente mi sembra che corriamo un grosso rischio: quello che si nasconde dietro all’hashtag #MilanoNonSiFerma.
Se da un lato sicuramente non bisogna fermarsi, raggelare, spaventarsi davanti a questa situazione ed è importante cercare di aiutare i ragazzi (e noi stessi) a continuare con le nostre abitudini e opere; dall’altro penso che corriamo anche il rischio grosso di non fermarci (a riflettere) e di andare avanti “no matter what” “chi c’è c’è, chi non c’è s’arrangia”.
Fare scuola online, lo sapevamo già, ma ora l’abbiamo visto tutti, non è paragonabile a fare scuola dal vivo. Non si può dare per scontato di essere in contatto con ciascun ragazzo alla stessa maniera, in un orario ben preciso e certo non possiamo pensare che una video-lezione registrata sia sufficiente a insegnare (a lasciare il segno).
Non siamo in classe tutti insieme.
E allora occorre una nuova prospettiva:
Dobbiamo, a mio parere, lasciare stare le ansie del “finire il programma” e capire cosa vogliamo davvero insegnare ai ragazzi attraverso l’esperienza della scuola online: anche insegnare un uso adeguato della tecnologia, con orari, regole e comportamenti virtuosi è fare scuola.
Un ottimo passo in questa direzione è stato il cambio di impostazione del lavoro proposto alla secondaria di Piazzale Brescia per la prossima settimana: ha richiesto a noi adulti di porci domande serie sull’utilità del lavoro che stiamo svolgendo, ci ha permesso di riaffermare l’importanza enorme di uno sguardo accogliente nei confronti degli alunni e tra di noi insegnanti, ci ha fatto riconoscere le difficoltà e quindi l’importanza fondamentale di coordinarci in modo preciso tra noi.
Non basta fare, ma bisogna pensare bene a quel che si fa: insieme.
Ringrazio i miei colleghi di questo lavoro di ricerca, ringrazio i miei alunni che mi chiamano a restare vigile, ringrazio i genitori delle critiche, della fiducia e della stima.
Teresa Pedrazzini