Una vera e propria Odissea!

Lo spettacolo teatrale della Secondaria di Ple Brescia

14 Giu Una vera e propria Odissea!

Lunedì 13 maggio gli alunni delle classi seconde della secondaria del polo Brescia sono andati in scena al Teatro Fontana con il loro spettacolo intitolato “Il viaggio di Ulisse”.

Il laboratorio teatrale, condotto dagli attori Stefano Braschi e Stefana Medri, ha accompagnato i ragazzi durante tutto l’anno ed è stato per tutti una vera avventura, impegnativa ma senza dubbio entusiasmante.

Ecco come due ragazze hanno raccontato questo percorso:

“A ottobre le classi seconde hanno cominciato teatro. Per tutti noi era un’esperienza nuova e in questo percorso, che è finito proprio ieri con lo spettacolo definitivo, ci hanno guidato due attori professionisti: Stefano Braschi e Stefania Medri. La prima volta che la mia classe li ha incontrati è stato molto diverso da come me lo aspettavo: pensavo che avrei dovuto dire semplicemente la mia parte a memoria e poi aspettare che i registi ci costruissero una scena intorno. Ma non è stato così. Braschi ci fece fare degli esercizi sul respiro, sulla camminata e sulla capacità di reagire a un comando dato, ad esempio se diceva: “Salta”, noi dovevamo farlo. A me e a tutti sembrò inutile. Ci spiegò anche cosa fosse il teatro: una forma di comunicazione, ma per farci capire dal pubblico serviva il contributo di tutti e dovevamo immedesimarci nel personaggio, facendo capire le sensazioni che doveva provare.

Le volte successive Stefano ci fece sempre fare quegli strani esercizi, ma cominciammo anche a montare le scene del nostro spettacolo: l’Odissea. Io ero contentissima perché avevo la parte di Calipso. A essere sincera non sopportavo Stefania, perché continuava a rimproverarci sul fatto che non avevamo idee per la scena, però ascoltavo con attenzione. Ero sempre un po’ triste alla fine delle lezioni perché mi accorgevo che molti dei miei compagni parlavano sopra Stefano e interrompevano molte volte la lezione perché i registi dovevano richiamarli, altri invece trascuravano il lavoro da fare a casa, infatti non sapevano le loro parti a memoria. Dopo un bel po’ di incontri con Braschi e Stefania tutto cambiò, avevo capito cosa voleva dire veramente recitare e cominciai seriamente a dare il mio contributo. Mi accorsi inoltre che così mi divertivo di più.

Il giorno dello spettacolo si faceva sempre più vicino e le scene erano ormai quasi perfette, a casa continuavo a provare la mia parte, che era quella di Calipso, per evitare di fare brutte figure davanti a tutti. Ieri dopo le prove generali ero tranquillissima, ma pochi secondi prima che si aprisse il sipario avevo il cuore a mille, ero nell’ottica che ogni errore fosse fatale. Nella prima scena, quando dovevo entrare da una quinta per dire la mia parte, il mondo sembrò andare a rallentatore e accadde una cosa sorprendente: tutto aveva senso! Quegli esercizi di Stefano erano la formula perfetta per una perfetta prestazione: la velocità della camminata, la gestione del respiro tra una pausa e l’altra e anche l’utilizzo dello spazio. Anche le sgridate di Stefania avevano senso: compresi che si arrabbiava se non creavamo anche noi le scene perché quello non era il suo di spettacolo, ma il nostro. Allora sì che in quell’istante diventai la bella e venerabile Calipso. Vedendo lo spettacolo dalle quinte mi accorsi che tutto quello per cui i registi e noi avevamo lavorato (musiche, oggetti…) cambiava molto l’effetto finale e ci aiutava nella nostra comunicazione. Alla fine lo spettacolo per cui ci eravamo impegnati fu un vero successo e grazie a questa esperienza ho scoperto che tutta la mia classe ha un talento nascosto per la recitazione, sono davvero più felice adesso. 

Parola di Calipso”.

Eleonora Cammarata

 

“Questa esperienza mi ha aiutato a credere un po’ più in me stessa e mi ha fatto capire che, se ti impegni, ottieni ottimi risultati. Sono sempre stata una persona a cui non piaceva stare al centro dell’attenzione, ma quando recitavo le parti dovevo farlo e questo mi ha aiutato ad aprirmi. Secondo me, fare l’attore è un mestiere impegnativo perché devi immedesimarti ed essere una persona che non sei, magari completamente diversa da te. Quando recitiamo, dobbiamo “cucirci” addosso un ruolo e provare le stesse emozioni del personaggio. Per tante persone questa cosa può sembrare molto difficile, ma se entri nel contesto e pensi solo a chi sei, dove ti trovi e cosa stai facendo, ti viene spontaneo recitare.

Quando poi è arrivato il giorno dello spettacolo, ero abbastanza agitata perché avevo paura di bloccarmi e fare scena muta. D’altra parte, però, ero consapevole del lungo lavoro che avevamo fatto e non volevo buttare tutto via. Nel momento in cui sono salita sul palco, tutta l’ansia è svanita come la neve che si scioglie al giungere della primavera e ho pensato solo a godermi quell’esperienza. Nella prima scena non ero ancora del tutto rilassata, infatti mi sono dimenticata una piccola parte, ma non se ne è accorto nessuno. Le altre scene sono state fluide e, ogni volta che ne terminava una, non vedevo l’ora di risalire sul palco come un bambino che sta aspettando di andare al parco. Quando salivo sul palco mi sentivo libera e felice di trasmettere qualcosa a chi mi guardava perché recitare non è solo dire delle parti a memoria, ma essere qualcun altro per un po’.

Questa esperienza mi ha fatto capire che se hai un obiettivo, riesci sempre a raggiungerlo e a ottenere dei risultati. Ringrazio la prof Colombo e i due registi per averci fatto vivere questa avventura e per averci sempre incoraggiati quando eravamo in difficoltà. Prima di questa esperienza non avevo idea dell’emozione che si prova a stare su un palco perché pensavo fosse una cosa banale che non avrei mai vissuto. Secondo me, siamo un po’ tutti attori nella nostra vita, per esempio quando diciamo una bugia o facciamo finta di stare bene anche se va tutto male. Nella nostra vita, però, non ci sentiamo a nostro agio quando recitiamo perché non siamo noi stessi. A teatro invece è diverso perché lo fai volontariamente e con passione, senza sentirti obbligato. Non dimenticherò mai questa esperienza e auguro a tutti di viverla perché ho scoperto di avere delle potenzialità”.

Alice Andenna

 

Tutti i ragazzi si sono messi in gioco e, accompagnando Ulisse nel suo viaggio verso Itaca, hanno scoperto qualcosa di più di loro stessi, come racconta Letizia:

“Proseguendo questo cammino siamo giunti, come accade in tutti i cammini, alla meta: il giorno dello spettacolo. Dopo aver provato per ore e ore è arrivata in un attimo la sera e, quindi, il momento della rappresentazione. Eravamo quasi tutti nel panico, il cuore batteva a mille all’ora e poi, in un attimo, il sipario si è aperto; quella era la nostra partita e non potevamo assolutamente perderla. La prima scena era quella di Calipso; il pubblico ci guardava con gli occhi sbarrati e aveva una voglia matta di vedere come continuava lo spettacolo. Poi si passava dall’Isola dei Feaci alle grotte dei Ciclopi, dai Ciclopi alla maga Circe fino all’Ade, per poi giungere dalle Sirene, Scilla, Cariddi, i buoi sacri, e infine vedevamo la meta del nostro viaggio: Itaca. In un’ora lo spettacolo era finito e ci aveva coinvolti nel viaggio di Ulisse; la profezia di Tiresia, che diceva che il figlio di Laerte sarebbe tornato a Itaca senza un solo compagno, non era, però, vera: c’eravamo noi, noi l’abbiamo accompagnato da Troia ad Itaca, facendoci rapire dalla storia, ma non da Polifemo!                                                                                                              

Questa esperienza è stata più che una semplice preparazione di uno spettacolo, ma è stato un vero e proprio viaggio che sto facendo ancora ora. Abbiamo finito teatro e ne sono dispiaciuta, ma mi porterò per sempre questa esperienza nel cuore perché sono sicura che mi sarà utile anche in futuro. Da questa esperienza ho capito e imparato che qualche volta dobbiamo provare a interpretare un personaggio, ma bisogna capire che la persona più importante che si deve essere è se stessi. Grazie davvero a tutte le persone che hanno reso possibile questo spettacolo perché hanno cambiato la mia personalità in meglio!”

Letizia Tonini

Anna Colombo – Professoressa della Secondaria di Primo Grado di Piazzale Brescia